ROMA, 11 LUGLIO – Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia scrive la “biografia” delle sue opere. Si intitola cosi’ la nuova rubrica sulla pagina online del Museo che permette di approfondire e accompagnare la visita grazie a un database ricercabile con parole chiave come ad esempio il soggetto, il materiale o la provenienza.
“Abbiamo iniziato la catalogazione digitale delle nostre opere che continuerà nel tempo. Troverai molte informazioni per approfondire e prepararti alla visita”, si legge sul sito del Museo.
Sono finora online una ventina di pezzi, alcuni famosissimi come il Sarcofago degli Sposi da Cerveteri o la statua dell’Apollo di Veio o ancora le lamine d’oro di Pyrgi. Ma c’e’ anche una spilla rotonda con cornice d’oro a più giri di cordelle e trecce e, al centro, su fondo oro, un ritratto di Dante in micromosaico eseguito da Luigi Podio (1826-1888), cugino di Augusto e direttore del laboratorio di micromosaico al servizio della bottega Castellani.
Cerveteri e’ rappresentata nella prima selezione anche da un’anfora attica a figure nere attribuita al Pittore del Michigan raffigurante l’uccisione dell’Idra di Lerna. Da Pyrgi viene anche una testa femminile (Leucotea): doveva far parte dell’altorilievo che nel santuario dell’antico porto di Caere (Cerveteri) copriva la testata anteriore della trave di colmo del tetto del tempio A nel suo rifacimento intorno al 350 a. C.
Da Vulci, un balsamario (contenitore per profumi o essenze cosmetiche) a forma di rondine proviene da Rodi ed è stato trovato in una ricca tomba vulcente che, in suo onore, è stata battezzata “Tomba della Rondine”.
Un’anfora proveniente dalla Tomba del Guerriero, appartenuta a un personaggio di alto rango, vissuto nella seconda metà del VI secolo a.C. e sepolto con un ricco corredo che comprendeva armi da offesa e difesa, un carro e pregiato vasellame in bronzo e ceramica, e’ attribuita al Pittore di Antimenes. Il vaso, spiega il Museo – è chiaramente ispirato alle anfore panatenaiche ma ha una forma leggermente diversa (il collo è più largo e il piede meno affusolato), dimensioni minori ed è privo dell’iscrizione «ton Athenethen athlon» ([premio] delle gare ad Atene). Le anfore panatenaiche costituivano infatti il premio ufficiale per le competizioni artistiche e sportive delle Grandi Panatenee di Atene (organizzate ogni quattro anni a luglio, durante la festa dedicata ad Atena, patrona della città) e contenevano olio ricavato da ulivi sacri.