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Non è comune che avvengano scoperte su reperti già presenti nei musei, ma questo è uno di quei rari casi: un’iscrizione mai stata documentata prima all’interno di un elmo esposto per quasi novant’anni al Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia ha fatto emergere una storia del tutto inattesa.

All’inizio del 2019, dopo che l’elmo era stato prelevato da una vetrina per essere digitalizzato in 3D insieme ad altre armi antiche, si è subito potuta notare la presenza di sette lettere nella parte interna dell’oggetto: harn ste. Si tratta probabilmente del gentilizio del proprietario, ma non è scontato: in tutto il mondo sono rari gli esemplari di armi di questo tipo e dello stesso periodo.

Ancora più sorprendente è il fatto che l’iscrizione non era mai stata studiata prima, forse perché coperta da incrostazioni di terra quando l’elmo è stato ritrovato negli scavi diretti da Ugo Ferraguti e Raniero Mengarelli della Tomba 55 della Necropoli dell’Osteria di Vulci. Valentino Nizzo, direttore del Museo, racconta che da questo mistero è iniziato un percorso interpretativo arrivato ai gentilizi Havrnas e Havrenies/Harenies documentati a Bolsena tra gli inizi del IV e la fine del III secolo a.C., riconducibili a persone non di origine etrusca e riportanti nomi derivati da toponimi, anch’essi con suffisso -te.

Secondo l’articolo del direttore Nizzo dedicato all’archeologo da poco scomparso Mario Torelli per Sicilia Antiqua, si è potuto quindi ipotizzare che il primo proprietario dell’elmo venisse dall’odierna Civitella d’Arna, dal momento che secondo un passo di Tito Livio essa si chiamava originariamente Aharnam, e che avesse aggiunto il suffisso -te al fine di comporre un nome identificativo.

L’elmo assumeva in questo modo la funzione di biglietto da visita per presentarsi nel contesto in cui si combatteva, anche quando si parlavano lingue diverse. Non è facile dire se tale harn ste sia stato anche il proprietario della tomba in cui è stato ritrovato l’elmo: è possibile che il guerriero di Vulci abbia conquistato l’oggetto in battaglia, durante le guerre svoltesi nella prima metà del IV secolo a.C., periodo in cui la conflittualità attraversava la penisola da nord a sud.