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NEW YORK, 10 APRILE – Princeton restituisce all’Italia un vaso di bucchero di oltre 2600 anni. Il kantharos  con decorazioni incise e’ uno degli undici oggetti del Princeton University Art Museum elencati in un ordine di sequestro del Manhattan District Attorney in seguito a un’inchiesta del Dipartimento of Homeland Security. Sei di questi oggetti, datati tra 680 e 580 abanti Cristo, tra cui il kantheros di bucchero, erano stati prestati al museo dall’antiquario romano Edoardo Almagia’, un ex alunno dell’ateneo.

Il nome di Almagia’ era stato citato nel 2011 dalle autorita’ italiane quando Pricenton aveva restituito all’Italia antichita’ greco romane ed etrusche (pezzi di un cratere attribuito al pittore Eufronio e un gruppo di terracotte)  in considerazione del fatto che potevano esser state rubate. All’epoca un portavoce dell’ateneo non aveva precisato se gli oggetti fossero stati donati o venduti da Almagia’.

“Il museo sta collaborando con le autorita’. L’inchiesta e’ in corso e avremo ulteriori commenti al momento opportuno. Siamo grati che nuove informazioni ci hanno permesso di dar seguito alle nostre responsabilta’ dando un esempio in materia di etica di collezionismo”, ha detto adesso Stephen Kim, vice direttore per le comunicazioni del Princeton Art Museum.  I sei oggetti del prestito Almagia’ sono vasi e fiasche, piu’ una placca di terracotta e una tegola incisa con parole del Corano. In una dichiarazione al Daily Princetonian l’antiquario ha detto che gli oggetti prestati all’universita’ venivano dalla collezione della sua famiglia: “Mi spiace che li abbiamo consegnati. Non ne avevano alcun diritto”. In tutto gli oggetti sequestrati a Princeton hanno, secondo la procura, un valore di 200 mila dollari.

Almagia’, nato a Roma, e’ un ex allievo dell’ateneo americano che ha vissuto e lavorato a New York tra  1980 e 2006. L’antiquario aveva detto nel 2010, in un’intervista al Princeton Alumny Weekly, che aveva smesso di commerciare in antichita’ nel 2002, dopo la firma dell’accordo del 2001, “stupidamente accettato dagli Stati Uniti”, che a suo avviso aveva “criminalizzato e distrutto il mercato delle antichita’”.

Nel 2021, 150 oggetti collegati al Almagia’ e presenti in musei, gallerie e collezioni private statunitensi erano stati restituiti all’Italia dalla Procura newyorchese. All’epoca l’antiquario aveva negato le accuse e minimizzato il reato: “Si spendono troppi soldi a criminalizzare i galleristi quando potrebbero usati per riparare i musei italiani dove tanti oggetti simili sono a rischio”.