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Dado d’avorio

"dé étrusque (Luynes.816)"

Provenienza: Vulci

Museo: Bibliothèque nationale de France (BnF)

Città: Parigi

Oggetto: Dado

Materiale: Avorio

Classe: Instrumentum

Periodo: Età Classica 480-320 aC

Datazione: IV aC

Attribuzione: n/d

Iscrizione: Etrusca

Dimensione: H 2,3 cm; L 2,4 cm;

Numero Inventario: Luynes.816

Data di Acquisizione: 1862, donata da Honoré Théodore d'Albert duca di Luynes

Precedenti Collezioni: Collezione di Honoré Théodoric d’Albert, duca di Luynes

Anno Scoperta: 1848

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Dado d’avorio con numeri incisi in lettere etrusche sulle sei facce (al posto dei tradizionali ocelli), rinvenuto in associazione con un esemplare analogo (Luynes. 817).  La prima interpretazione del significato riportato su ciascuna faccia è stata avanzata da Secondiano Campanari, in una lettera al fratello Domenico del 25 febbraio 1848. In seguito, gli studiosi hanno fatto varie supposizioni sulla disposizione delle facce: al modello greco, dove ogni faccia e il suo opposto danno la somma di 7 (1/6, 2/5, 3/4), è stata accostata anche la disposizione “ascendente” (1/2, 3/4, 5/6), presente su altri dadi etruschi recanti ocelli. Il dado si data al IV sec. a.C.

C.V.

I dadi furono scoperti durante gli scavi promossi da Alessandrina, principessa di Canino; furono quindi ceduti a Domenico Campanari (che risiedeva nel comune di Tuscania, da cui il nome: ‘dadi Tuscania’), che fu erroneamente considerato l’inventore di questi dadi, poi donati alla Bibliothèque Nationale de France nel 1862 dal collezionista Honoré Théodoric d’Albert, duca di Luynes.

L. Andersson, Les dés de Tuscania: étude comparative sur un problème in Fontes Linguae Vasconum, nº 23, 1976, pp.195-202.

AA.VV., Les Etrusques en toutes lettres, Cinisello Balsamo 2015, p. 52, n. 13.

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