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Oinochoe etrusco-corinzia del Pittore delle Rondini

Provenienza: Vulci

Museo: Museo Archeologico di Vulci

Città: Canino (VT)

Oggetto: Oinochoe

Materiale: Ceramica

Classe: Etrusco-corinzia

Periodo: Età Orientalizzante 720-580 aC

Datazione: 620 aC

Attribuzione: Pittore delle Rondini

Iscrizione: n/d

Dimensione: H dall'ansa 30 cm; H dall'orlo 26 cm

Numero Inventario: 104881

Soggetto: Rondini, Stambecchi

Decorazione Accessoria: Rosette, denti di lupo, baccelli

Settore - Necropoli: Necropoli dell'Osteria

Altra Specifica: "Tomba del 19 febbraio 1981"

Anno Scoperta: 1981, scavi Soprintendenza Etruria Meridionale

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Oinochoe etrusco-corinzia a bocca trilobata con lobo mediano decorato da tre rosette sovradipinte affiancate da due occhi apotropaici. Il breve collo cilindrico e le rotelle laterali dell’ansa -a triplice bastoncello- sono decorati da rosette sovradipinte. Al di sotto del collo corre un fregio decorato da sottili baccelli filiformi. Il corpo si suddivide in tre registri, separati da sottili fasce brune: nel fregio superiore si alternano fiori e boccioli di loto capovolti e allacciati a sottili volute; nei due registri sottostanti si sviluppa una teoria di stambecchi pascenti rivolti verso destra, con ritocchi in colore rosso, interrotta -nel fregio principale- dal motivo eponimo di due rondini affrontate su ramo. Sul fondo sono dipinte numerose rosette rese a puntini. La parte inferiore dell’ansa e del corpo sono decorati rispettivamente da una palmetta capovolta campita a puntini e da denti di lupo. La raffinata oinochoe, che richiama nella forma e nella decorazione vasi prodotti nell’Egeo meridionale, è stata riferita alla produzione iniziale del Pittore delle Rondini, un artigiano di origine greco-orientale attivo a Vulci alla fine del VII secolo a.C. La sua produzione, che consta di una dozzina di vasi -più quattro esemplari riferiti alla sua bottega-, sintetizza al suo interno i caratteri stilistici derivati dal suo ambiente di formazione e quelli richiesti dalla commitenza locale. Il motivo decorativo delle rondini appollaiate sul ramo arricciato, di chiara derivazione greco-orientale, si ritrova identico sul fregio principale di una grande kylix-cratere -esposta al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma-  sulla quale è stata impostata l’identificazione del Pittore delle Rondini, scoperta nel 1961 sempre nella necropoli dell’Osteria di Vulci a seguito di uno scavo clandestino.

M.B.

 

L’oinochoe etrusco-corinzia del Pittore delle Rondini fu rinvenuta in frammenti all’interno della camera di fondo (camera I) di una tomba indagata dalla Soprintendenza nel febbraio del 1981 nell’area centrale della necropoli dell’Osteria di Vulci. Nonostante lo stato di estremo sconvolgimento dovuto a precedenti interventi di scavo, forse ottocenteschi, si conservarono abbondanti frammenti pertinenti ai corredi deposti nelle camere dell’ipogeo. Acquisita dal Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, l’oinochoe fu poi trasferita nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Vulci.

A.M. Moretti Sgubini, Contributi all’archeologia vulcente, in Archeologia della Tuscia, II. Atti degli Incontri di Studio, Roma 1986, p. 85, tav. XLVI, 1.

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R.M. Cook, East Greek Influences on Etruscan Vase-Painting, in PP, 44, 1989, p. 164, fig. 1 (con inv. errato).

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F. Falchetti, A. Romualdi, Etruschi. Le scoperte più recenti, Milano 2000, fig. a p. 90.

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S. Steingräber, Affreschi etruschi. Dal periodo geometrico all’ellenismo, San Giovanni Lupatoto 2006, fig. a p. 45.

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