"Sphinx"
Statua di sfinge in nenfro priva di parte degli arti posteriori e delle zampe anteriori. Dal busto, prominente e arrotondato, si dipartono le ampie ali arricciate, con piumaggio reso mediante profonde scanalature che caratterizzano anche la pelliccia sulle cosce. L’acconciatura a “gradini” ricade simmetrica ai lati del viso mentre, sulla parte alta del capo, è composta da spesse ciocche verticali. La parte superstite del viso, ampio e piatto, è caratterizzato da grandi occhi a mandorla. La statua, che rientra in un gruppo di sculture funerarie poste, con funzioni apotropaiche, a guardia del sepolcro, è forse riconducibile alla stessa bottega del “Maestro del Centauro”, artefice della nota statua di Centauro rinvenuta nella necropoli vulcente di Poggio Maremma e conservata a Roma nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
M.B.
La statua fu rinvenuta, con ogni probabilità, in una delle necropoli di Vulci. Le poche notizie disponibili, alcune delle quali prive di verifica, suggeriscono che il manufatto fosse appartenuto alla famiglia del Conte Sottolimeno di Livorno e acquistato, insieme ad una seconda statua di sfinge frammentaria, nel 1956 dal mercante d’arte Robert E. Hecht Jr. Nel novembre del 1963 la sfinge fu venduta a Horace L. Mayer per poi essere donata, nello stesso anno, al Museum of Fine Arts di Boston.
M.B. Comstock, C.C. Vermeule, Sculpture in Stone:The Greek, Roman and Etruscan Collections of the Museum of Fine Arts, Boston 1976, n. 392.