MILANO, 11 APRILE – “Vestire all’Etrusca”: esce in italiano il saggio di Larissa Bonfante tuttora insuperato per lo studio dell’abbigliamento etrusco. Tradotto per la prima volta, il volume sara’ in libreria il 21 aprile inaugurando una nuova collana di Johan & Levi in collaborazione con Fondazione Luigi Rovati, dedicata all’esplorazione delle civiltà antiche. Sara’ gia’ disponibile da domani in anteprima presso la Fondazione Luigi Rovati di Milano e a MiArt in occasione di Art Week.
A giudicare dalla varietà di indumenti raffigurati con abbondanza di dettagli nella produzione artistica degli Etruschi, questo popolo risentì di molteplici influenze culturali, anche in fatto di moda. Tanto che, se un vestire “all’etrusca” c’è stato, non sarebbe possibile immaginarlo fuori dal contesto delle relazioni commerciali e dei frequenti scambi tra i popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente. È il caso delle diverse varianti del chitone, veste di origine greca, ma anche di acconciature come la lunga treccia portata sulla schiena, di derivazione orientale, o del tutulus di importazione greca, declinato però secondo forme tipicamente locali.
Gioielli, accessori e abiti su misura
Per individuare i tratti più autoctoni della moda etrusca, Larissa Bonfante compi’ nel 1975 un’articolata analisi dei suoi sviluppi dall’VIII fino al V secolo a.C. attraverso un ricco percorso iconografico che segue l’evoluzione dei singoli capi di vestiario, calzature, ornamenti e pettinature, sui quali le fonti scritte hanno lasciato scarse notizie. È grazie agli artisti, infatti, che conosciamo il gusto per il lusso che portava gli Etruschi a adornarsi di gioielli e accessori; l’abitudine di vestire indumenti cuciti su misura in opposizione a quelli ampi e fluenti dei Greci; la riluttanza nei confronti della nudità di questi ultimi e la passione per una vasta gamma di cappelli in contrasto con l’uso greco di andare a capo scoperto; o, ancora, l’usanza femminile di indossare abiti che altrove erano riservati agli uomini, come la tebenna semicircolare, il mantello corto infilato alla rovescia e le calzature con i lacci. Usanza che rifletteva la libertà di cui godevano le donne nella vita pubblica e nella società rispetto ad altre civiltà coeve.
Per Bonfante, che non disdegnava di indossare i panni dell’oggetto dei suoi studi, l’abbigliamento divento’ cosi’ un documento storico importante per datare i reperti e attribuire un sesso, un rango sociale e perfino un nome alle figure rappresentate. Se la moda degli Etruschi è espressione delle influenze assorbite dai modelli greci e vicino-orientali e trasmesse poi al mondo romano, questa polarità non esclude lo spazio di uno stile specificamente etrusco.
Nata a Napoli nel 1931 (il padre era di Giuliano Bonfante, nome importante negli studi di linguistica indoeuropea) e morta tre anni fa a New York dove aveva insegnato a lungo etruscologia alla New York University, Larissa Bonfante e’ stata membro della sezione americana dell’Istituto Nazionale di Studi etruschi ed Italici di Firenze, e insignita con il Gold Medal Award per l’archeologia nel 2007 dall’Archaeological Institute of America.